L’origine delle bibite gassate

È possibile che voi non conosciate il nome Joseph Priestley. Si tratta di un chimico inglese vissuto durante il diciottesimo secolo, a cui si deve, tra le altre cose, l’invenzione della gomma da masticare. Quello che però potreste non sapere è che se vi trovate qui oggi, a leggere questo articolo, dovreste essere profondamente grati al buon Joseph. Why? Perché è a lui che dobbiamo la nascita delle bibite gassate.

Grazie, birra

Tutto ha inizio nel lontano 1767, anno in cui il chimico inglese, dopo aver posto una caraffa d’acqua su delle vasche di fermentazione in un birrificio di Leeds, sua città di nascita, nota un fenomeno interessante. In breve, l’anidride carbonica generata dai lieviti rende l’acqua effervescente, e sorprendentemente piacevole al gusto. È proprio così, quasi per caso, che nasce l’acqua gassata.

Ovviamente, seppur a distanza di secoli, il mondo è sempre lo stesso, e in molti cominciano a fare a gare per riuscire a industrializzare la realizzazione dell’acqua frizzante. A spuntarla è Thomas Henry nel 1770, farmacista di origini gallesi che in quel periodo viveva a Manchester. Nasce così “l’acqua gassata artificiale di Pyrmont e di Seltzer”, in onore delle celebri località termali tedesche.

Bevi che ti passa

Dev’essere stato difficile far parte della comunità scientifica a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, quando alle medicine ufficiali, risultato di anni di ricerche e sperimentazioni, alcuni preferivano dei “rimedi miracolosi” pubblicizzati sui giornali, e che nella migliore delle ipotesi erano sostanzialmente inutili. A promuoverli erano gli imbonitori dell’epoca, che nel loro ventaglio di offerte vantavano prodotti del calibro di alcol, caffeina, oppio, morfina e cocaina. Capite adesso perché ho scritto che “nella migliore delle ipotesi” si trattava di rimedi sostanzialmente inutili?

Ecco, l’acqua gassata rientrava in questa categoria, quella dei cosiddetti quack remedies, medicine che promettevano di avere effetti miracolosi. Alcuni potevano curare l’asma, altri prevenire le carie, altri ancora erano il peggior nemico di ogni tipo di mal di testa. Sciocchezze, insomma, che in un primo momento vennero associate anche all’acqua frizzante. Per alcuni era un rimedio efficacissimo contro l’emicrania, per altri facilitava invece la digestione.

È per questo che dal 1783 l’acqua con le bollicine comincia a comparire sugli scaffali delle farmacie. Il merito è di un certo signor Schweppes, inventore e imprenditore tedesco che industrializza il procedimento per imbottigliarla. Da quel momento in avanti questa particolare bevanda ottiene un successo inarrestabile, che la porta a essere venduta in tutto il mondo e spinge gli esperti del settore a ideare numerose varianti.

Coca, cola e acqua frizzante

A distanza di poco più di un secolo in cui quella dell’acqua gassata diventa una vera e propria moda, tale John Pemberton, inventore che per anni aveva cercato di arricchirsi ideando quack remedies senza troppo successo, vede nei vini una grande possibilità di cambiare la sua storia. In effetti, qualche decennio prima era nato il Vin Mariani, un vino di Bordeaux a cui era stata aggiunta un’infusione di foglie di coca e che aveva riscosso un successo senza precedenti. L’idea di Pemberton è quella di aggiungere alla miscela delle noci di cola, ma l’entusiasmo iniziale si spegne quando la contea di Atlanta, città in cui viveva all’epoca, decide di vietare per due anni la vendita di bevande alcoliche. L’inventore americano non si dà però per vinto e, in mancanza di alternative, decide di sostituire il vino con… sì, avete indovinato, con l’acqua gassata.

Nasce così la celeberrima Coca-Cola, che pur rinunciando alla cocaina all’alba del 1900 mantiene un nome che ne ricorda gli ingredienti originari. Il resto, come si suol dire, è storia, la stessa che nell’arco di più di un secolo ha visto nascere le bibite che tanto amiamo.