Il Bibitaro colpevolmente non era mai stato negli Stati Uniti d’America. La scorsa settimana ha potuto colmare questa mancanza e ha potuto provare in particolare le versioni di Coca-Cola non disponibili altrove e le famose “fountain soda” di cui parlerà in un prossimo articolo.
Venendo alle versioni in questione: è opportuno premettere che la Coca-Cola sta viziando il mercato anglosassone con versioni limitate della sua bibita omonima e la sua versione zero. A inizio anno è apparsa la Starlight, di cui ci ha parlato Pier, che ha avuto un discreto successo e che ahimè non ho potuto provare.
Più di recente è apparsa la Coca “al marshmallow”, un termine che inserisco tra virgolette e che è errato due volte, in quanto tecnicamente:
– Si chiama “Marshmello’s Limited Edition Coca-Cola®“, e Marshmello è l’artista che ha creato il design (una lattina bianca con il logo che cola, caspita). Chiaramente sconosciuto da noi, non ben chiaro quanto sia famoso oltreoceano.
– Il gusto è dichiaratamente anguria e fragola.
Tutto comunque converge verso una coca… che sa di marshmallow. Quindi com’è? Sicuramente è dolce, ma meno di quello che pensassi. Ed è bilanciata, più di quanto mi sarei immaginato.
Chiaramente non è mai una bibita che bevi a oltranza durante un pasto e non avrebbe assolutamente senso vederla in una versione più grande della lattina da 0.33. Neanche per gli americani. Però è buona, avrei voluto provare anche la versione zero, ma è più difficile da trovare.
Poi beh, son pur sempre $2,99 a lattina in giro per le strade di New York.
Passiamo a quell’altra, alla Dreamworld.
Faccio fatica a immaginare quale fosse l’idea, l’intenzione, e chi durante la fase di ricerca e sviluppo abbia dato l’ok a questo abominio. La Coca-Cola Dreamworld è stupidamente dolce, con note di frutta random come quella che potrebbe selezionare una baracchina abusiva sul Piave costretta ad approvigionamenti a km zero per la frutta esotica necessaria per fare una serata a base di Daiquiri.
Rendo l’idea?
Ho preso la versione classica anche in questo caso, che agli americani piace tanto lo zucchero (o lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. googlate) e non penso di essere riuscito a berne metà. Quello che poi mi fa impazzire è la descrizione demenziale data sul sito, che traduco a spanne:
La Coca-Cola Dreamworld fa diventare realtà le parti più affascinanti della nostra immaginazione. Questa edizione limitata da Coca-Cola Creations esplora il mondo del surreale, dell’immaginario e dell’ultraterreno (!). Sperimenta il gusto familiare della Coca-Cola con un sorprendente e inatteso sapore proveniente da un mondo fantastico.
E’ una supercazzola oltraggiosa per l’intelligenza della persona media, pure per quella degli americani. Mi sembra che abbiano speso più in copy (quelli che partoriscono le frasi creative) che in assaggiatori. Copy che hanno speso troppo tempo a fissare i quadri di Dalì mi viene da dire. Qual’è il nesso? Roba messa così a caso che sembra di sognare?
Oscena.