Bibitaro a Cibus – Lost in bollicine

Nella prima puntata di ieri ci eravamo lasciati allo stand della Chinotto Neri, sempre nel padiglione 3, quello dedicato alle bevande. L’avventura continua allo stand di fronte, quello di Levico Acque.

Quarta tappa: Acque Levico

Come molti imbottigliatori di cristalline acque di sorgente, anche la Acque Levico ha le sue bibite. Peccato che non sia lei a farle e che non usino nemmeno la propria acqua. Tutto vero. Io mi ero approcciato al loro stand chiedendo direttamente riguardo le loro bibite, messe in bella vista sul bancone, ma il rappresentante è parso molto scocciato alla domanda e ha approfittato di una richiesta della sua collaboratrice per interrompere immediatamente la conversazione senza neanche un “scusi”. Armato di pazienza e faccia di bronzo, ho atteso con il mio sorriso smagliante fino a quando la ragazza si è voltata per chiedermi se avevo bisogno di qualcosa.

Bibite Levico
Foto al volantino che prova la mia codardia

State scatenando l’ira del Bibitaro, stolti.” Avrei potuto dire.
Ah non c’è problema, quando avete un momento volevo chiedervi due cose sulle bibite“. Ho detto, da consumato Testimone di Geova (non lo sono, ma mi sono sentito tale).

Arresosi all’evidenza che non me ne sarei andato ed entusiasta come un condannato a morte mi ha finalmente parlato delle sue bibite. Cioè, mi ha confessato che le bibite che hanno loro – con questa etichetta vintage che “vabbè, va molto di moda…” (sue parole) – non le fanno loro e che non usano nemmeno la loro acqua perché troppo demineralizzata e quindi non adeguata come base per una bibita. Allora perché venderle? Per diffondere il marchio? E che accidenti a fare ci stanno in bella vista sul bancone, danno colore all’ambiente? Perplessità. Mi ha però detto chi fa le loro bibite… La Galvanina, che incontreremo poi.

Per evitare che mi accoltellasse non ho scattato foto.

Qualche info in più: Acque Levico opera nel triveneto e rivende con la propria etichetta bibite prodotte da Galvanina, in formato da 1,5 Lt in vetro. Limonata, chinotto, aranciata e gassosa. Quando incontreremo la Galvanina capiremo perché questa non è proprio un’idea pessima. Suspance.

Quinta tappa: Bibite Plose
Bibite Plose
“Vibrante gusto italiano”. A volte anche agli altoatesini fa comodo dirsi italiani.

Loro sono i nostri diretti concorrenti“, così mi è stata presentata l’Acqua Plose dal rappresentante Levico. Guardacaso, anche qui abbiamo le etichette vintage. Mi approccio, l’impostazione dello stand è da bancone del bar, poco informale. Mi faccio dare un chinotto: è caldo e leggermente sgasato. Con una certa difficoltà cerco di concentrarmi su altro, penso “la bibita è amara, ti piace l’amaro, per l’amor del cielo punta tutto su questo” e così mi compro la benevolenza della rappresentante, non molto convinta da tutta questa storia del food blogging, ma disposta ad ascoltare. Non credo che mi arriveranno dei campioni di bibite però.

Qualche info in più: l’Acqua Plose è di Bressanone (BZ) e ha iniziato a produrre bibite da poco tempo. La sua distribuzione è principalmente locale, ma si può trovare anche nei negozi NaturaSì. Non le ho chiesto se usano acqua altrui per fare le bibite, ma penso di no.

Prima di abbandonare il padiglione 3 mi avvicino a Galvanina, che condivideva la propria area con altri due produttori di non-mi-ricordo-cosa. Cattiva idea, c’è poco spazio ed è pure gestito maluccio.

Parlo con l’agente addetta alle esportazioni che mi rimbalza, aspetto che il suo collega si liberi e nel frattempo con la scusa di farmi dare un mandarino frizzante (buono, non eccezionale) chiedo alla barista del materiale informativo. Che mi viene negato perché “ne abbiamo pochi”. Offeso, abbandono l’area. Ma tornerò.

Passa circa un’ora prima che trovi un nuovo espositore di bibite. Non perché mi sono concesso una pausa pranzo (sarebbe ridicolo pagare per pranzare alla Fiera dall’Alimentazione, ma sei costretto a vivere di assaggi rubati a passo svelto), bensì perché non li trovavo. E perché mi sono messo a girare in tondo senza rendermene conto.

"Mi scusi per di qua per il padiglAAAAAAAAAAAAAA"
Perso e rassegnato, ho chiesto a Pan Sfizio e Kebabbo di entrare nella loro famiglia, non mi hanno voluto.
Sesta tappa: Iron Brain
Iron Brain Drink
Lo stand di Iron Brain Drink, foto rubata dalla loro pagina Facebook perché la mia era orribile

Quando ti senti Ulisse maledetto da Eolo, una qualsiasi lattina può assumere i connotati di Nausicaa. Questo spiega il mio forse esagerato entusiasmo all’approdo presso lo stand di Iron Brain. Trattasi di una linea di alimenti contenenti erbe naturali che farebbero particolarmente bene al cervello. Un simpatico signore mi accoglie con il sorriso e mi racconta tutti i perché e i percome di questi alimenti, mi sfama a suon di cioccolatini e crema di ciocciolato (palesemente drogata* da quanto era buona), accoglie con un sincero interesse il biglietto da visita del Bibitaro e mi regala una lattina della loro bibita (a tutti gli effetti un energy drink), naturalmente dopo avermela fatta assaggiare, ma avevo ancora in bocca troppi sapori per dare un giudizio quindi ora non mi sbilancio, lo faremo con la recensione. Mi ha anche concesso un barattolo di crema di ciocciolato con il chiaro intento di ottenere un voto alto. Che avrà.

Qualche info in più: Iron Brain Drink contiene Ilex Parauariensis, Paullinia Cupana, L-Teanina, Caffeina e Ginkgo Biloba. Lo stabilimento si trova a Fossano (CU), mentre l’azienda ha sede a Genova. Indagheremo su queste erbe e chiederemo al produttore dove lo si può trovare al dettaglio in fase di recensione.

Anche per oggi può bastare. Siamo circa a metà del nostro cammino dentro Cibus, quindi a occhio ci vorranno altre due puntate. A lunedì!

*Disclaimer: sto chiaramente scherzando