Dr Pepper – L’altra bibita americana

La Dr Pepper è probabilmente una delle bibite straniere che suscita più curiosità, perché “da lontano” sembra difficile immaginare che gusto abbia e quale sia il suo perché. Personalmente ricordo di averla sentita nominare per la prima volta su… Baywatch, durante i ruggenti anni ’90.

Non c’era mica Netflix.

Insomma quello che ricordo è che c’era sto ragazzino che beveva un sacco di Dr Pepper e poi annegava. Sì, in mare. Ma che puntatona sarebbe stata se fosse annegato in una vasca di Dr. Pepper? Con Hasselhoff che si butta di testa per salvarlo ma è una vasca e si prende una testata etc.

Mi fermo qui.

Dicevo, fu la prima volta che ne sentii parlare e per ANNI mi è rimasta la curiosità. Sapevo che era una bibita, sapevo che aveva l’aspetto di una Cola ma ti facevano capire che non si inseriva tra Coca-Cola, Pepsi, RC Cola e altre. Quindi di cosa sapeva?

Ho avuto questo dubbio per anni. Finché per caso, anni fa, di ritorno in macchina da una gara dei gemelli in Belgio, ci fermammo nell’unica area di sosta attrezzata del Lussemburgo. E lì c’era la Dr Pepper. Fu così che la provammo per la prima volta. E il primo pensiero fu…

Mandorla?!

Gusto

Eh sì. Di cosa sa la Dr. Pepper? Di mandorla. Segreto svelato.

“Ma quindi tipo una Coca-Cola alla mandorla?” mi chiederete voi. Nah, sarà la mancanza della noce di cola, ma è lontanissima anche da Pepsi o alternative. Anche se l’origine è antica quasi quanto quella della Coca-Cola, e la ragion d’essere iniziale fu la medesima, ovvero per “aiutare la digestione e dare vigore e vitalità”.

“Quindi dolce?”. Sì, molto dolce. La ricetta è segreta, ma si speculò che ci fosse l’aroma di prugna. Forse c’è, forse l’han tolto, forse non c’è mai stato, ma vi garantisco che almeno la versione che abbiamo in europa non si sente la prugna. E la bibita alla prugna la abbiamo assaggiata, coreana, ne parleremo.

La Dr. Pepper spopola negli Stati Uniti, ma probabilmente noi italiani non siamo pronti. Come si dice in inglese si tratta di un “gusto acquisito”, perché raramente piace al primo impatto probabilmente a causa della sua dolcezza che non è in alcun modo smorzata da altri ingredienti.

Bollicine

Frizza. In questo senso, così come evidentemente nell’estetica, sembra cercare di allinearsi con la Coca-Cola e la Pepsi, infatti proprio grazie alle bollicine all’impatto uno potrebbe confonderla con una cola. Anche la dolcezza all’impatto inganna un po’. Ma solo all’impatto. Comunque approvate, decisamente adeguate. Anche per mascherare un minimo la dolcezza che altrimenti sarebbe troppo stucchevole.

Longevità

Qui abbiamo un problema a monte: non si trova in commercio in Italia una Dr. Pepper in bottiglia, ma solo in lattina. Inoltre si trova quasi unicamente nei canali di importazione, quindi nelle sezioni “etniche” dei supermercati, nei negozi di alimentari asiatici o sudamericani oppure negli ecommerce. Di conseguenza non possiamo giudircarne la tenuta a distanza di 24/48 ore. Voto politico.

Estetica

“Oh allora, facciamola rossa tipo la Coca, ma non troppo simile altrimenti ci accusano di copiare e di voler ingannare i consumatori.”

La sensazione è che il reparto che si è occupato di decidere il pantone della Dr. Pepper abbia avuto una discussione del genere. Voglio dire, non la puoi davvero confondere con l’altra ben più nota bibita, ma il “mood” è simile, anche a livello di font e stile non cerca esattamente di prendere le distanze.

Detto questo, è una bella lattina. Abbastanza sobria, monocromatica, senza orpelli inutili.

Conclusioni

La Dr Pepper è una bibita che non sfonderà mai nel mercato italiano. Tanto dolce, gusto “carico” e senza alcun retrogusto acidulo che caratterizza molte delle bibite italiane che hanno maggior successo. Questo non significa che sia una cattiva bibita, ma siamo nel solco delle bibite americane. E attenzione, le Dr. Pepper hanno anche le versioni alla vaniglia e alla ciliegia, come la Coca-Cola in USA. E sono, prevedibilmente, inabboccabili.